Liberamente tratto da "Ripensare lo sport. Come (e perchè) utilizzare lo sport per sviluppare le potenzialità di ogni persona" di Pietro Trabucchi.
Mito n°1: Conta solo la vittoria.
Antidoto: lottare per massimizzare la vostra prestazione,
al di là del risultato sportivo che ne scaturirà;
Mito n°2: Quello che è importante è la prestazione in
termini assoluti.
Antidoto: siate consapevoli del “principio di Gulliver”,
ovvero il giocatore più bravo non è necessariamente quello che esprime i
livelli assoluti più elevati della prestazione; il migliore è quello che
produce la prestazione più elevata relativamente alle sue condizioni di
partenza (età, patrimonio genetico, possibilità di allenarsi, qualità della
vita…);
Mito n°3: L’autostima è il prodotto dei propri
risultati sportivi.
Antidoto: separate l’immagine che avete di voi stessi dai
risultati sportivi, il proprio valore come persona va ben oltre la classifica;
Mito n°4: Allenarsi è una roba da primitivi! Oggi
esistono tante cose per andare forte senza dover far fatica!
Antidoto: rinunciate a “scorciatoie”, soluzioni magiche ed
altri rimedi onnipotenti; la persona cresce superando le difficoltà, non
aggirandole;
Mito n°5: Bisogna a tutti costi evitare di perdere o
di sbagliare.
Antidoto: sfruttiamo errori e sconfitte per stimolare la
crescita delle nostre risorse;
Mito n°6: Lo sport è per i giovani.
Antidoto: picchiate forte sul mito che, invecchiando, si
debba smettere di allenarsi duramente, lo sport dura tutta la vita e quello che
si perde come “fisico”, spesso con l’età viene riguadagnato sotto forma di
mentale;
Mito n°7: Lo sport è questione di fisico. Cosa
c’entra la testa? Siamo mica matti!
Antidoto: non dimenticate che lo sport non è solo corpo,
in quel corpo c’è anche parecchia mente! La divisione mente corpo è illusoria,
in realtà è un insieme indivisibile;
Mito n°8: Gli avversari da battere sono gli altri.
Antidoto: sappiate che
l’avversario sono i propri limiti, competere contro quelli altrui è solo
divertimento.
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