martedì 27 maggio 2014

Benessere...in movimento!

L'attività fisica svolta in modo regolare e senza eccessi produce molti effetti positivi sia sul corpo che sulla mente.
Da un lato, sappiamo che contribuisce a rilassare la tensione muscolare, a migliorare la circolazione sanguigna, a favorire la disintossicazione del corpo, a stimolare il metabolismo prevenendo l'obesità.
Dall'altro, se adeguata alle nostre capacità e al nostro fisico, produce benefici anche sulla salute psicologica. Per esempio, aumenta il senso di auto-efficacia e di fiducia in sé stessi, in quanto implica il porsi obiettivi, che, per quanto piccoli, aiutano a sentirsi più capaci e più fiduciosi nelle proprie possibilità di raggiungere delle mete. Inoltre aiuta a migliorare l'umore e a diminuire lo stress accumulato, grazie al rilascio di endorfine (sostanze chimiche prodotte dal cervello che hanno un forte impatto positivo sull'umore).
Insomma si diventa più forti fisicamente, ma anche mentalmente.
Ma questo, forse, è noto a tutti, quello che spesso manca, però, è la motivazione!!
Nel prossimo articolo alcuni “segreti” per sconfiggere la pigrizia.
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martedì 20 maggio 2014

Le parole giuste: 3 consigli per incoraggiare un atleta

Se sei un genitore e hai un figlio atleta sai bene quanto sia importante per lui la tua presenza (non invadenza) e il tuo sostegno. Seguire le partite, accompagnarlo (quando possibile) alle trasferte, domandare come è andato l'allenamento e come si trova con i suoi compagni, sono piccole accortezze che aiutano il bambino a sentirsi appoggiato e supportato. Ma quali sono le parole che è meglio dire al tuo piccolo grande atleta? E quali sono quelle che andrebbero evitate? Ecco alcuni consigli:
I° consiglio: evitare le frasi negative
  • no → non mollare, non puoi perdere
  • sibene così, tieni duro


II° consiglio: incoraggiare, non sgridare
  • no → hai sbagliato questo, non hai fatto bene quello
  • si → con l'allenatore migliorerai questo, ti allenerai su quello


III° consiglio: sottolineare le risorse, non le mancanze
  • no → il rovescio non ti viene bene
  • si → hai un dritto da paura.


E soprattutto..complimentatevi con loro, fate capire loro che nella vita vincere non è tutto e che un perdente non è colui che viene sconfitto, ma colui che smette di lottare e di provarci.
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martedì 13 maggio 2014

Dividiamo la coesione per unire la squadra

Nell'articolo della settimana scorsa abbiamo parlato di come si può trasformare un insieme di persone in una squadra e abbiamo visto come la coesione sia l'ingrediente alla base di questa trasformazione e quali sono alcune indicazioni per crearla o aumentarla all'interno di un gruppo.
È utile per l'allenatore, che insieme all'intero staff tecnico si trova ad aver a che fare con questo passaggio, conoscere le due dimensioni del concetto di coesione:
  • la coesione sociale, che riguarda il grado in cui i membri della squadra vanno d’accordo e si trovano bene fra di loro, e include processi associati allo sviluppo e al mantenimento di un buon clima all’interno della squadra. I momenti passati nello spogliatoio sono importantissimi per lo sviluppo di questa dimensione: da qui la scelta di alcune società di impedire ai genitori di entrarvi;
  • la coesione sul compito, legata al grado in cui i membri di un gruppo lavorano insieme e in maniera coordinata per raggiungere obiettivi comuni. Risulta indispensabile, quindi, definire chiaramente il ruolo di ciascun atleta, in modo tale che ognuno, all’interno della squadra, possa percepire l’importanza del suo lavoro e del suo contributo.

Ciascun atleta, all'interno di un team, è come il singolo ingranaggio di una macchina, solo se “incastrato” adeguatamente permette al dispositivo-squadra di funzionare in maniera perfetta. Un giusto livello di coesione porta ad una maggiore soddisfazione e ad un innalzamento della motivazione dell'atleta, che sarà quindi invogliato a dare il meglio di sé.

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martedì 6 maggio 2014

Da gruppo a squadra: qualche indicazione utile

Il gruppo è un insieme di soggetti che si trovano nello stesso momento in uno stesso luogo e che possono avere una determinata finalità (per esempio un gruppo di turisti che visitano il Duomo di Milano alle 11 di mattina). Si definisce squadra, invece, un insieme di persone, le quali hanno un obiettivo comune ben definito e interagiscono reciprocamente, definendo ruoli e responsabilità, allo scopo di raggiungere tale obiettivo.

Uno dei compiti dell'allenatore è quello di prendere un insieme di persone (che spesso non si conoscono o si conoscono poco) e farne una squadra. Questo passaggio da gruppo a team non è così scontato e i fattori che entrano in campo sono molteplici: il numero di persone che ne fanno parte, la loro personalità, il loro carattere, una buona intesa all’interno dello staff tecnico, il “momento spogliatoio” etc.

Per facilitare la creazione di una squadra è quindi importante:
  • avere un obiettivo comune: cosicché tutti possano andare verso la stessa meta;
  • definire ruoli chiari e precisi: ognuno deve avere un ruolo all'interno della squadra, il quale si intreccia sinergicamente con quello dei compagni;
  • riconoscere l'importanza di tutti i componenti della squadra e della società e rispettare il loro lavoro;
  • conoscere il regolamento: ogni società ha le proprie regole ed è bene che i giocatori, lo staff ed eventualmente i genitori (se si tratta di atleti piccoli) le conoscano e le approvino;
  • sviluppare un forte senso di appartenenza, in modo da creare un'identità collettiva.
Tutto questo si può riassumere in una sola parola: coesione, ovvero l'ingrediente che permette ad un insieme di individui di diventare un team.
Affronteremo più approfonditamente il tema della coesione nel prossimo articolo.
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