mercoledì 26 agosto 2015

Il flow e la peak performance

Abbiamo parlato del flow (letteralmente “flusso”), degli elementi che lo caratterizzano e della sua importanza nel creare quello stato ottimale che permette alla persona di esprimersi al meglio delle sue potenzialità, ovvero di mettere in campo una prestazione eccellente.

La peak performance è proprio quella prestazione in cui l’atleta, il musicista o qualsiasi altra persona impegnata in un compito significativo, riesce ad esprimere tutto il suo potenziale (e anche di più!): è una specie di “momento magico” in cui tutto funziona alla perfezione, sia a livello mentale sia sul piano fisico.

In ambito sportivo fra gli obiettivi del mental training c’è anche quello di riuscire a riprodurre lo stato di flow (flusso) con lo scopo di avere accesso alla peak perfomance. Come dice la parola stessa, il flow non è una condizione stabile, ma un “continuo fluire” (G. Vercelli) che va costantemente adattato alle condizioni esterne (mossa imprevista dell’avversario, variazioni climatiche…) ed interne (aumento dell’acido lattico, variazione del battito cardiaco…).

Uno dei metodi adottati in psicologia dello sport per lavorare sul flow, e sulla possibilità di riprodurlo, è la visualizzazione, utilizzata per rievocare mentalmente un episodio sportivo andato particolarmente bene. 

Tale ricostruzione deve essere il più precisa possibile: l’intento è quello di recuperare, anche con l’aiuto del ModelloPETTLEP, comportamenti, movimenti, sensazioni ed emozioni associati a tale momento per permettere la rappresentazione della competizione futura proiettando i vissuti si soddisfazione e di successo recuperati e collegati alla prestazione ideale. È come se permettessimo al cervello di avere una preview, un’anticipazione di quello che avverrà durante la gara, in modo tale da ridurre gli elementi sconosciuti e imprevisti.

Foto: Google immagini

mercoledì 12 agosto 2015

Gli elementi del flow

Nell’articolo precedente abbiamo parlato dell’esperienza di flow, quella condizione psicofisica in cui si è totalmente immersi in ciò che si sta facendo, in cui c’è una focalizzazione dell’attenzione sul compito e un distacco dagli stimoli esterni non rilevanti in quel momento.

Durante questa esperienza, oltre a non accusare la stanchezza, si sviluppano percezioni eccezionali e superiori rispetto alla normalità, che permettono di raggiungere la miglior prestazione (peak performance).

Lo studioso M. Csikszentmihalyattraverso l’osservazione di persone creative (musicisti, scrittori, pittori..), ha individuato alcune condizioni che sembrano caratterizzare  lo stato di Flow:
-    Concentrazione e focalizzazione totale su ciò che si sta facendo;
-    Senso di ecstasy, inteso come essere fuori dall’ordinario;
-    Senso di chiarezza: sapere cosa bisogna fare e come bisogna farlo (obiettivi chiari);
-    Sapere che l’attività che si sta facendo è fattibile, nonostante sia difficile, le abilità possedute sono adeguate al compito;
-    Senso di serenità: nessuna preoccupazione e sensazione di andare oltre i propri limiti;
-    Perdita del senso del tempo: ci si dimentica di se stessi e ci si sente parte di qualcosa di più grande (“l’esistenza è temporaneamente sospesa”)
-    Motivazione intrinseca: l’azione che sto svolgendo è gratificante e soddisfacente e vale la pena di essere fatta solo per il gusto di farla.

Conoscere e riconoscere questi elementi ci permette di lavorare sul nostro personale stato di Flow, con lo scopo di riprodurre le condizioni che favoriscono il suo insorgere e il suo mantenimento. Esso, infatti, non essendo uno stato fisso, ma un “continuo fluire” (G. Vercelli) va continuamente adattato ai cambiamenti esterni (mossa imprevista dell’avversario, variazioni climatiche…) e interni (aumento dell’acido lattico, variazione del battito cardiaco…).


Foto: Google immagini

mercoledì 5 agosto 2015

L'esperienza di flow

A chi non è mai capitato di essere talmente immerso in un’attività da perdere completamente il senso del tempo? O da non rendersi conto che intorno a lui/lei è successo qualcosa (ha vibrato il telefono, si è fatta notte…)? In quel momento probabilmente stavate vivendo un’esperienza di flow (letteralmente "flusso").

L’espressione “esperienza di flow”, definita anche “esperienza ottimale” o “stato di flusso”, indica una particolare condizione psicofisica in cui si è totalmente concentrati su ciò che si fa, fino al punto che si perdono completamente i riferimenti spazio-temporali, si sviluppa una miglior capacità di percezione e non si prova stanchezza.

Questo tipo di esperienza può aver luogo in diversi ambiti: nella musica, nella scrittura, nel lavoro, nello studio e, indovinate un po’, anche nello sport, dove viene spesso chiamata “trance agonistica”.

Quello che succede durante questi momenti è che la nostra attenzione è completamente rivolta a ciò che la nostra mente e il nostro corpo stanno svolgendo; in maniera del tutto armoniosa e fluida, si è perfettamente concentrati su ciò che si sta facendo e sugli stimoli rilevanti in quel momento, escludendo tutto ciò che non è necessario per la prestazione attuale.

La scienza ci aiuta a chiarire questo processo di selezione degli stimoli e di focalizzazione dell’attenzione, poiché ci spiega che il nostro sistema nervoso è in grado di elaborare solo un una certa quantità di informazioni al secondo (circa 110 bit); pertanto, quando si è totalmente immersi in un’attività che richiede un certo sforzo mentale (e lo sport è una di queste), non si avranno abbastanza risorse per badare a come si sente il corpo, per riuscire a renderci conto che siamo stanchi o che siamo affamati. In quei momenti “l’esistenza è temporaneamente sospesa” (M. Csikszentmihaly).

Nel prossimo articolo vedremo quali sono gli elementi che caratterizzano l’esperienza del flow e cercheremo di capire come ci può aiutare a migliorare la nostra prestazione sportiva (ma non solo).

Foto da Google Immagini