mercoledì 22 luglio 2015

La giusta spinta!

Nell’articolo precedente abbiamo visto come le motivazioni all’attività sportiva variano in base all’età, in base a ciò che il bambino cerca nello sport e allo stadio di sviluppo in cui si trova.
Grazie ad una serie di ricerche (Cei, 2005) sono stati individuati i principali fattori motivazionali che spingono il giovane atleta all’attività sportiva:
-    Acquisizione di status: il desiderio di essere popolare, importante, di farsi notare degli altri;
-    Forma fisica e abilità: la voglia di sentirsi in forma, fisicamente attivo, acquisire e migliorare le proprie abilità, sfidare se stessi;
-    Squadra: il desiderio di far parte di un team, lo spirito di squadra, il desiderio di cooperazione e quello di vincere insieme alla squadra;
-    Rinforzi estrinseci: il sostegno proveniente da amici, genitori, il rapporto con l’allenatore;
-    Amici/divertimento: il desiderio di divertirsi, di trarre piacere dallo sport, di stare con gli amici, andare in trasferta;
-    Piacere per l’azione: il piacere dell’azione in sé, del mettersi alla prova, del fare quella specifica attività sportiva;
-    Consumare energia: il bisogno di scaricare il nervosismo, di entusiasmarsi.
Nei più giovani (fino agli 11 anni) prevale la dimensione affiliativa (desiderio di giocare con gli amici, di conoscerne di nuovi, di divertirsi), mentre nella fase successiva dai 12 ai 14 anni emerge il desiderio di entusiasmarsi e consumare energia. Solo dai 14 anni in poi emerge il bisogno di mantenersi in forma e migliorare le proprie abilità sportive.

“Conoscere quindi la spinta motivazionale che determina e mantiene il coinvolgimento sportivo degli atleti è molto complesso e i fattori che la determinano devono essere tenuti presenti nei programmi di allenamento giovanile per incentivare i giovani atleti alla pratica sportiva.”

mercoledì 15 luglio 2015

Faccio sport perché... Le motivazioni allo sport nelle varie fasce d'età

Negli ultimi tempi il fenomeno dell’abbandono nello sport giovanile è sempre più diffuso, a favore di una vita sedentaria colma di tecnologie e di social network.
In questo contesto è importante capire le ragioni che favoriscono il giovane a continuare ad allenarsi e mantenerle attive nel tempo, mentre spesso si pone maggiormente l’attenzione sull’individuare le motivazioni che spingono all’abbandono di uno sport.
Bambini di età diversa hanno esigenze e spinte motivazionali molto differenti ed è fondamentale che l’ambiente sportivo sia focalizzato sulla conoscenza ed il rispetto degli stadi di sviluppo.

5-10 anni: i bambini di quest’età si avvicinano allo sport per divertirsi, per scaricare energia, per sperimentare il proprio corpo e per trarre piacere dall’attività motoria attraverso il gioco. Non sono in grado di pensare a cose astratte, cercano ciò che è reale, concreto, senza fissarsi degli obiettivi futuri, ma cercando di essere felici nel presente. Fare richieste che non rispettano questa fase di sviluppo porta a delusioni e frustrazioni che il bambino non sa ancora gestire.

11-14 anni: inizia a crearsi il pensiero astratto e quindi la capacità di porsi degli obiettivi che vadano oltre il momento presente, c’è il desiderio di vedere fino a dove si può arrivare. Inoltre, al contrario del bambino piccolo, a quest’età si comincia a capire l’importanza della collaborazione con i compagni di squadra e della necessità di fare degli sforzi per migliorare.

15-20 anni: durante l’adolescenza si comincia ad instaurare il pensiero adulto, è il momento di transizione fra la dipendenza dai genitori e l’autonomia. In questo senso il gruppo sportivo favorisce nel giovane la socializzazione esterna alla famiglia e la formazione di una personalità propria dell’atleta.

Nel prossimo articolo approfondiremo i principali fattori motivazionali emersi da una serie di ricerche.

Per approfondire l'argomento "motivazione" suggerisco anche i seguenti articoli:




Foto: Google immagini

venerdì 10 luglio 2015

E i ragazzi..cosa pensano della preparazione mentale?

Poche sere fa ho avuto un incontro con un gruppo di ragazzi e di ragazze di 15-16 anni. Tutti pallavolisti che partecipano ad un camp estivo sulle splendide (lo so, sono di parte!) montagne trentine.

Dopo un breve gioco per rompere il ghiaccio, ho chiesto loro di scrivere su un bigliettino, che sarebbe rimasto anonimo, cosa veniva loro in mente se dicevo “preparazione mentale”: il primo pensiero o la prima immagine che passava per la testa. Vedendoli titubanti, ho aggiunto che ero sicura che non ci sarebbero state risposte sbagliate.

Vi riporto alcuni bigliettini:

“lavoro di squadra”, “gruppo unito”, “fare squadra

concentrazione, preparazione”, “concentrazione, motivazione

paura”, “non avere paura degli avversari”

pensiero e mente”, “pensieri sul 23 pari”

atteggiamento o mentalità vincente”

ansia

Nessuno dei biglietti aveva risposte errate e questo dimostra (non avevo dubbi) che anche i ragazzi molto giovani hanno ben chiaro che quale sia la parte mentale che entra in campo quando si fa uno sport. Inoltre tutti concordavano sull’importanza di saper gestire tutte queste variabili che partono dalla nostra testa e che influenzano il nostro corpo…se sono ansioso e mi trema la mano, probabilmente non farò una battuta perfetta!

È possibile, quindi, che siamo noi “non più giovani” a dare poca importanza a queste variabili? Ricordiamoci che come adulti (allenatori, genitori, insegnanti, dirigenti…) siamo dei modelli e ciò in cui crediamo sarà quello in cui crederanno i ragazzi che cresciamo.

mercoledì 1 luglio 2015

Visualizzazione nella vita quotidiana: ritrovare il contatto con noi stessi e l'ambiente che ci circonda

E se non faccio sport, cosa me ne faccio della visualizzazione?

Nella vita quotidiana questa tecnica può essere sfruttata per migliorare il nostro stato di salute e raggiungere una condizione di benessere. Se eseguita in maniera corretta e con l’aiuto di tecnici esperti aiuta a migliorare la gestione dello stress e, più in generale, delle emozioni, ad abbassare e ridurre i momenti di ansia, a migliorare la concentrazione e ad aumentare la motivazione.

Un tipo di visualizzazione che aiuta in particolare modo a ritrovare la sintonia fra corpo, mente e ambiente che ci circonda è la visualizzazione di immagini naturali. Ritrovare questa armonia ci permette di sperimentare un’unica dimensione del tempo, quello presente, vissuto istante per istante e con la massima consapevolezza. Proiettarsi troppo nel futuro, o voltarsi troppo indietro verso il passato, sono atti che possono portare a vivere sentimenti ed emozioni negative, per esempio ansia per un ipotetico futuro o rimorsi per qualcosa avvenuto tempo fa. Sperimentare uno stato di sincronia fra noi stessi e l’ambiente circostante ci permette, invece, di vivere le emozioni del momento e di raggiungere uno stato di benessere sia mentale che fisico.

Utilizzare elementi naturali nelle nostre visualizzazioni ci permette di ritrovare la calma e la tranquillità che tali luoghi possono trasmettere, pur non essendo lì fisicamente.

Poiché come dicevamo, la visualizzazione funziona in virtù del fatto che spesso il nostro cervello non differenzia in maniera corretta ciò che è la realtà da ciò che è solo immaginato, il semplice “sognare” luoghi ed elementi naturali che mi trasmettono tranquillità, pace e calma porta ad attivare tali reazioni e tali emozioni.

Volete provare i benefici della visualizzazione sulla vostra pelle? Contattatemi!

Immagine: Google immagini