“C’è chi corre per dimagrire e
chi corre per fuggire, c’è chi corre per amore e chi corre col dolore, c’è chi
corre per viaggiare e chi corre per tornare. Io corro perché mia mamma mi
picchia.
Da bambino, per fuggire dalle ciabattate di mia mamma, avevo acquisito uno scatto che mi ha portato alle medie a essere il più veloce della scuola nei 60 metri piani. Poi mia mamma ha smesso di inseguirmi e io ho perso il mio smalto nella velocità.
Mi sono dato ad altri sport, poi, a cinquant’anni, ho ricominciato a correre”.
Da bambino, per fuggire dalle ciabattate di mia mamma, avevo acquisito uno scatto che mi ha portato alle medie a essere il più veloce della scuola nei 60 metri piani. Poi mia mamma ha smesso di inseguirmi e io ho perso il mio smalto nella velocità.
Mi sono dato ad altri sport, poi, a cinquant’anni, ho ricominciato a correre”.
Inizia così il libro che segna il debutto come scrittore
di Giovanni Storti, personaggio che
siamo abituati a vedere all’interno del mitico trio Aldo, Giovanni e Giacomo. Insieme
a Franz Rossi, amico e compagno di
corse, ci racconta di maratone, di amicizia e di viaggi.
È un libro leggero,
che si finisce in poco tempo, ma che mette una gran voglia di indossare un paio di scarpe da ginnastica e uscire a
correre. Come specificano gli
autori, non è un manuale per esperti o scritto da esperti, ma vi si trovano
comunque degli ottimi consigli pratici
che derivano dalla loro esperienza e, soprattutto, dai loro errori. Un insieme
di racconti che narrano le loro avventure
podistiche in modo piacevole e ironico, con appassionanti descrizioni dei luoghi in cui si svolgono le gare.
Personalmente l’ho trovato molto carino e avvincente, e mi sento di consigliarlo
anche alle persone non appassionate di corsa; in alcuni tratti, infatti, sembra
più una Lonely planet che un libro sulla corsa. Unico neo: più che un libro
scritto a quattro mani, è un intreccio
di storie raccontate un po’ da Giovanni e un po’ da Franz, i quali non hanno
sentito la necessità di specificare l’autore di capitolo in capitolo, cosa che,
secondo me, avrebbe reso la lettura più scorrevole.