Il titolo di questo articolo è volutamente un po’ forte: è chiaro che sarebbe molto difficile eliminare questo avverbio dal
nostro vocabolario, ma credo che bisognerebbe per lo meno prestare una maggiore attenzione all’uso (o abuso)
che ne facciamo.
Molti si domanderanno: ma che cosa stai dicendo? Cosa ha
fatto di male il “non”? Il problema
più grande di questa breve parolina è che sta un po’ antipatica al nostro cervello
e quindi, come facciamo noi quando qualcosa o qualcuno ci irrita, la nostra
mente cerca di ignorarla, dandole pochissima importanza.
Facciamo un esempio
pratico: se io vi dico di NON pensare assolutamente, ma mi raccomando
NON pensateci proprio, ad una macchina rossa, qual è la prima cosa che vi viene in mente?
Adesso è molto più chiaro,
vero? Pensate quante volte vi dite di non fare questo o di non dire quello, sia nello sport che
nella vita quotidiana. Il “non mollare”
è uno dei modi più comuni utilizzati per incitare gli atleti nel mondo sportivo, ma il nostro cervello tende, come si diceva, ad ignorare l’avverbio “non” e a concentrarsi sulla parola che segue,
ovvero il “mollare”, focalizzando l’attenzione dello sportivo su questo termine,
con conseguenze che tutti possono intuire.
Proviamo quindi, quando possibile, a trasformare le frasi che contengono il “non”
in espressioni in forma positiva,
così il “non mollare” diventerà “vai
avanti così” o “tieni duro” e vi
assicuro che il vostro atteggiamento
cambierà notevolmente.
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