martedì 9 settembre 2014

Allenare è anche...essere un leader

L’allenatore è il centro di unità e di coesione per il gruppo, deve saper essere un modello per gli atleti e riuscire a creare uno stato d’animo sereno all’interno del team. Come dicevamo nell’articolo precedente si occupa di definire il programma da seguire e di permetterne la sua attuazione, e, infine, rappresenta la squadra tenendo sotto controllo le relazioni interpersonali fra i vari atleti. In una parola, deve essere un leader.

All’interno di un gruppo, il leader è quella persona che è in grado di influenzare positivamente gli altri in modo da aumentare la loro volontà ad impegnarsi per la realizzazione di obiettivi comuni. Perché questo processo di influenza sia realmente efficace, il leader deve essere prima di tutto riconosciuto come tale dagli altri. Quindi la leadership non dovrebbe essere imposta dall’alto, ma è una caratteristica che nasce e si sviluppa all’interno di un gruppo, in base alle caratteristiche del gruppo stesso.

Alcuni autori hanno analizzato i processi cognitivi e affettivi che intercorrono tra il comportamento dell’allenatore e la reazione dell’atleta. I consigli che derivano da tali studi sono quelli di focalizzarsi sul divertimento e sul rinforzo, sull’incoraggiamento nel momento dell’errore e su istruzioni tecniche e correttive; ritengono inoltre importante gestire in maniera appropriata le punizioni e i comportamenti rigidi.

Essi sostengono che queste piccole attenzioni nel comportamento dell’allenatore portano a risultati positivi nella relazione, quali la riduzione della distanza fra allenatore e atleti, e ad una percezione più positiva del coach.

“Un allenatore dovrebbe avere la volontà di cambiare il proprio carattere, se la sua squadra ha bisogno di un tale cambiamento”

J. Velasco

Foto: Google immagini

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