mercoledì 17 settembre 2014

Non c'è rispetto per la psicologia dello sport!

Alcuni giorni fa ho letto un interessante articolo di Jim Taylor, psicologo e professore all’università di San Francisco, intitolato Sport Psychology still doesn’t get the respect it deserves, ovvero La psicologia dello sport non riceve ancora il rispetto che si merita.
Lo psicologo innanzitutto ci chiede di prendere in considerazione i migliori 10 atleti del mondo e dice: “Sono tutti dotati? Sì. Sono tutti in condizioni fisiche eccezionali? Sì. Sono tutti tecnicamente forti? Sì. Hanno tutti la miglior attrezzatura? Sì. E quindi, nel giorno della gara, cosa separa i migliori da quelli che sono vicini, ma che non raggiungono il top? Se tutti i fattori considerati sopra sono uguali, dev’essere quello che passa nella loro mente.”
La parte mentale, però, non è mai considerata al pari dell’allenamento fisico e tecnico. Il dott. Taylor elabora alcune interessanti teorie sul perché di questa scarsa considerazione:
  1. Anche se la psicologia dello sport è un campo di studio da più di 100 anni (negli Stati Uniti), storicamente non rientrava nei programmi sportivi e, se da un lato le vecchie abitudini e i vecchi metodi sono duri a morire, dall’altro le nuove tecniche fanno molta difficoltà ad affermarsi. La speranza è che nasca una nuova generazione di allenatori che, da atleti, hanno seguito un programma di preparazione mentale e ne capiscano l’importanza;
  2. Molti dei migliori atleti del mondo, sono diventati tali senza un allenamento psicologico, poiché sono stati in grado di sviluppare le proprie abilità mentali grazie all’esperienza. Ma per ogni atleta che è in grado di sviluppare da solo le abilità mentali, ce n’è almeno un altro, ugualmente talentuoso e motivato, che ha bisogno di un aiuto per crescere “mentalmente”;
  3. L’allenamento mentale non è così concreto e così facilmente misurabile come le capacità fisiche o tecniche, quindi è più difficile capire su cosa lavorare e quali sono stati i miglioramenti;
  4. Ultimo, ma non meno importante, la psicologia dello sport è spesso associata alla psicologia clinica e all’idea che lo psicologo è il dottore dei pazzi.
Probabilmente ci vorrà ancora molto tempo affinché la preparazione mentale sia messa sullo stesso piano del training fisico e tecnico, ma quando la posta in gioco si alzerà e le competizioni diventeranno sempre più dure, sia gli atleti che gli allenatori cercheranno tutte le possibili opportunità per avere un vantaggio sulla concorrenza e useranno a loro favore tutto ciò che la psicologia dello sport può offrire.

NON VEDO L’ORA CHE VENGA QUEL GIORNO!


Fonte:clicca qui per leggere l'articolo completo di Jim Taylor

Foto: www.huffingtonpost.com/

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