martedì 19 agosto 2014

Allenare è anche...educare

Come dicevamo nell’articolo “Chi è l’allenatore?”, il tecnico deve essere, prima di tutto, un educatore e un formatore. Insieme a genitori e ad insegnanti è, infatti, una figura fondamentale per lo sviluppo dell’atleta, sia come sportivo sia come persona.

Il coach è la figura di riferimento dentro il campo (“campo” inteso come luogo dove si pratica la disciplina scelta) e si occupa dello sviluppo delle competenze individuali dell’atleta, da quelle fisiche e sportive a quelle cognitive e relazionali.

Occuparsi di più sportivi, spesso con età, sesso o livelli differenti, porta l’allenatore a confrontarsi con molte individualità e a dover, quindi, plasmare il proprio modo di relazionarsi in base alla persona che ha di fronte. Non esiste, infatti, un metodo unico e perfetto di allenare, esistono atteggiamenti diversi per persone e luoghi differenti.

Il tecnico, inoltre, dovrebbe (pre)occuparsi di tenere alta la motivazione al gioco, in quanto senza di essa non vi è apprendimento e, probabilmente, neppure divertimento. Fondamentale quest’ultimo soprattutto (ma non solo) se si tratta di atleti giovani: il momento sportivo dev'essere un momento piacevole, con obiettivi chiari, esercizi diversificati e momenti di competizione, ma anche di gioco.

Non dimentichiamoci, infine, che se l’allenatore è la figura educativa dentro il campo, il genitore lo è fuori da esso, in un continuum formativo che dovrebbe prevedere momenti di confronto e di scambio di idee. Gli incontri con i genitori, spesso sottovalutati, possono facilitare il lavoro all'allenatore e migliorare il rapporto fra le varie figure che girano attorno all'atleta, il quale indirettamente ne trarrà certamente un vantaggio

Foto: Google immagini

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