Nell'articolo della settimana scorsa abbiamo visto quanto sia importante, per un atleta, avere delle forti motivazioni intrinseche, che non
derivano, quindi, da fattori esterni. Per fare ciò, nello sport giovanile, è importante creare il clima giusto, che possa far maturare nel bambino e nel ragazzo il desiderio di continuare ad allenarsi.
La teoria dell’orientamento motivazionale (Nicholls, 1984) ci può aiutare a capire come creare un
ambiente adatto a tale scopo.
Secondo tale teoria esistono due tipi di
orientamento motivazionale:
- L’atleta “orientato al COMPITO” cerca il confronto con se stesso e con le sue prestazioni, si allena per migliorare, per apprendere nuove abilità e per riuscire a dare il meglio di sé stesso;
- Nello sportivo “orientato sull’IO” vi è, invece, un continuo confronto con gli altri, più che con se stessi, un forte desiderio di primeggiare e un’eccessiva attenzione al risultato. In questo caso gli altri atleti sono visti come ostacoli al raggiungimento dei propri obiettivi, con la conseguente insorgenza di sentimenti ostili e aggressivi.
Ogni persona ha una inclinazione naturale per un'orientamento o per
l’altro, ma nei bambini
questa predisposizione non è ancora del tutto sviluppata e, di conseguenza, può
essere ampiamente condizionata dal clima
creato dagli adulti durante gli
allenamenti e, più in generale, nei vari contesti di vita.
Un clima orientato sull’IO creerà un ambiente nel quale si stimola il
confronto fra gli atleti, anziché con se stessi, stimolando, in maniera
eccessiva, la competizione all'interno della squadra. Inoltre, poiché vi è una grande attenzione al risultato, la tendenza è quella di privilegiare i ragazzi più bravi, dando
loro maggiori attenzioni.
Quello che è importante, invece, è strutturare un ambiente in cui si riconosce l’impegno e il contributo di
ciascuno e si pone attenzione allo sviluppo
di competenze, stimolando il confronto con se stessi e tenendo conto del
fatto che gli errori fanno parte dell’apprendimento.
Foto: Google immagini
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