martedì 13 ottobre 2015

Attività motoria e...disgrafia

Vorrei parlarvi oggi di un interessante e innovativo progetto di ricerca svolto presso l’Università degli Studi di Genova, che ha come scopo intervenire in maniera mirata, da un lato per il recupero dei disturbi della scrittura (disgrafia), dall’altro per cercare di prevenire l’insorgenza delle difficoltà che questi disturbi possono creare nei bambini che frequentano la scuola primaria. Si pensa che agire a livello motorio possa avere l’effetto di educare alla salute, agendo sull’individuo nella sua totalità e sviluppando insieme capacità fisiche, mentali e sociali.

Inoltre i bambini affetti da Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) confondono spesso la destra con la sinistra, hanno rigidità muscolare, scarsa coordinazione, tempi di esecuzione lunghi e difficoltà a mantenere la concentrazione.

Il lavoro principale svolto in questa ricerca consisteva nel far svolgere ai bambini (gruppo sperimentale) esercizi di attività motoria per potenziare le capacità di coordinazione generale, coordinazione oculo-manuale, lateralità (conoscenza dei lati destro e sinistro del corpo), percezione spazio-temporale e direzionalità (discriminazione laterale dello spazio).

I dati mostrano come il protocollo utilizzato nella ricerca aiuti a sviluppare capacità coordinative, come percezione spaziale, direzionalità e coordinazione oculo-manuale, permettendo ai bambini di migliorare rispetto ai coetanei che non hanno svolto lo stesso programma di lavoro (gruppo di controllo). Inoltre è stato visto come i bambini affetti da disgrafia siano migliorati notevolmente.

Questo studio ci aiuta, quindi, a capire come l’attività motoria (se pianificata e strutturata) possa essere di fondamentale importanza non solo nel favorire lo sviluppo psicofisico del bambino, ma anche nell’apportare benefici per gli alunni affetti da disgrafia.


Per una lettura completa della ricerca: “Disgrafia e attività motoria nell’età della scuola primaria” di D. Senarega, E. Restani, V. Palombo in Il Giornale Italiano di Psicologia dello Sport, n.20, pagg.39-45

Foto: Google Immagini


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