Tutti i genitori aspirano ad essere genitori perfetti o almeno degli ottimi genitori. E questo avviene anche quando si tratta di essere
la mamma e il papà di un piccolo atleta.
La perfezione,
si sa, non esiste, ma si può comunque lavorare
sul dare sempre il meglio. Un buon
punto di partenza per ottimizzare le
abilità genitoriali è certamente quello
di diventare consapevoli del tipo di genitore che si è e di quali
sono i comportamenti e gli atteggiamenti che si mettono in atto
più spesso.
Vi propongo quindi alcune tipologie di genitori che si vedono sugli spalti dei campi da calcio, delle palestre, delle piscine
e via dicendo:
- Genitore “allenatore”: segue sempre il figlio ad allenamenti e gare, tende a
dare consigli tecnici, andando
spesso in contrasto con ciò che dice
l’allenatore;
- Genitore “ex atleta”: paragona
continuamente le sue prestazioni con quelle del figlio e riversa su di lui
tutte le aspettative di quando
faceva sport da giovane, ovviamente dando anche molti pareri tecnici;
- Genitore “devoto”: non contesta mai
ciò che dice l’allenatore (spesso ex atleta di alto livello), dimenticandosi talvolta
di ascoltare le esigenze del figlio;
- Genitore “ansioso”: ha una forte paura
che il figlio si possa fare male
durante l’attività sportiva e si agita
molto non appena mostra il minimo dolore;
- Genitore “ambivalente”: utilizza una comunicazione
ambivalente e poco chiara nei
confronti del piccolo atleta, per esempio a parole dice una cosa, mentre con i
gesti e il comportamento ne dice un’altra, in questo modo toglie energie al figlio che si deve sforzare per comprendere il
messaggio.
È chiaro che questi sono solo alcuni atteggiamenti, più che tipi di genitore in sé, e che nessuno è del
tutto positivo o negativo. Possono essere utili però a
comprendere che tipo di comportamenti
e di modi di fare mettiamo in campo
come genitori, al fine di migliorarci e, soprattutto, migliorare l’esperienza sportiva del nostro
bambino.
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