Attenzione e concentrazione sono due abilità
mentali molto importanti nello sport e, spesso, sono anche quelle che danno
maggiori problemi. Fortunatamente
sono due aspetti su cui si può lavorare.
Nello specifico ogni atleta dovrebbe imparare 3 cose: 1. a cosa
prestare attenzione (quali stimoli,
interni od esterni), 2. quando
essere attento (in quali momenti della prestazione) e 3. come mantenere alta la concentrazione
anche nei frangenti più critici. In altre parole, bisogna imparare a dirigere e calibrare la propria attenzione.
Lo studioso R.
Nideffer ha sviluppato un modello
che individua 4 diversi stili attentivi,
che si distinguono in base alla direzione
verso cui va la nostra attenzione (interna o esterna) e all’ampiezza del nostro focus (quantità di
informazioni). Qui sotto vi riporto, in maniera semplificata, il modello.
Ogni sport necessità stili
attentivi differenti e,
all’interno della stessa disciplina, possono esserci momenti che ne richiedono uno e momenti che ne richiedono un altro.
Un esempio che chiarisce questa necessità di passare da uno stile all’altro lo
possiamo trovare nel gioco del calcio. Durante un rigore la mia attenzione
sarà ristretta, sia interna
(ripetizione mentale del colpo che voglio tirare), sia esterna (osservazione
del portiere), ma quando dovrò fare una rimessa
laterale la mia attenzione sarà probabilmente molto più ampia, alla ricerca della direzione
ideale in cui mandare la palla.
Conoscere quali sono gli
stili attentivi necessari nel
proprio sport e imparare ad usarli nel momento
giusto è il modo migliore per riuscire a realizzare una prestazione di alto livello e funziona sicuramente molto
di più del “Concentrati!” utilizzato
da molti atleti e da molti allenatori.