Abbiamo già introdotto la visualizzazione, o imagery,
in un precedente articolo, sottolineando come essa possa essere utilizzata per
rendere più completo l’allenamento
di ogni atleta.
Tale tecnica consiste nell’utilizzo di immagini mentali in cui si rappresenta
un’azione o una sequenza di azioni motorie senza
eseguirle realmente. La visualizzazione opera attivando determinate strutture cerebrali, che sono poi le
stesse che vengono utilizzate anche nell’esecuzione
pratica del movimento. Tali strutture, inoltre, inviano stimolazioni nervose ai muscoli
coinvolti nell’azione (immaginata o agita). L’efficacia di questa pratica dipende da quanto l’attivazione di aree simili (nell’immaginazione e nella
realtà) è precisa. Risulta quindi
fondamentale rendere il più reale
possibile la nostra visualizzazione.
Non si tratta, pertanto, semplicemente di chiudere gli occhi e immaginare quello
che si vuole imparare, migliorare o modificare, bensì di creare una rappresentazione sufficientemente
dettagliata e precisa in grado
di stimolare emozioni, percezioni e sensazioni simili a quelle che vengono prodotte durante
l’esecuzione reale.
Per fare ciò, un primo passo è quello di produrre uno scritto, nel quale descriviamo l’azione, il gesto, il momento che
vogliamo rievocare nella nostra mente. Mettere nero su bianco le immagini ci
aiuta a focalizzare l’attenzione su
di esse e ci permette di renderle sempre più precise aggiungendo, togliendo o
modificando dettagli che magari in
un primo momento sfuggono.
Nel prossimo articolo vedremo come il modello PETTLEP di Holmes e Collins
(2001) ci può aiutare in questo.
Immagine: Google immagini
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